Da piccoli ci hanno insegnato che le cose “vanno capite”, che è necessario sapere come funzionano e da dove traggono origine, se vogliamo applicarle. E allora, cerchiamo di capire: ecco qua una breve storia dell’ITIL.
Cominciamo dalle basi: ITIL è l’acronimo di Information Technology Infrastructure Library e, quando è nato, altro non era che la raccolta delle linee guida imposte dal governo Britannico ( Central Computer and Telecommunication Agency -CCTA poi inglobato nell’ OGC – Office of Goverment Commerce) alle aziende di Tecnologia con cui collaborava.
Perché è nato? Standardizzare i servizi per poterli controllare!
Ecco la chiave del successo di ITIL: rendere standard un processo per controllarlo e confrontarlo.
Le regole, da allora, sono cambiate e siamo passati dai pesantissimi 30 tomi della versione 1 ai “leggiadri” 5 libroni della versione 3, attraverso i quali uno che ha “studiato” i famosi libri, ci sa spiegare con chiarezza la differenza tra Incident e Problem nell’ambito del service Management; e ci pare poco?
La domanda che ci facciamo è: ma a chi serve l’ITIL? E soprattutto, perché dovremmo essere interessati?
La risposta che abbiamo trovato è una sola: se si mettono in comune i termini e i processi, forse ci si capisce meglio e il dialogo tra IT e business diventa più facile e consistente.
E allora eccolo là: abbiamo il mega dizionario di “che-significa-quella-parola-e come-si-affronta-quel-processo” che magari a guardarlo da lontano fa un po’ paura e sembra pesante, ma alla fine a guardarlo da dentro, traccia strade e percorsi da seguire per non perdere l’orientamento.
Bello no?
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